Il porto ed il traghetto sull’Elvo

vecchio ponteIl porto ed il traghetto sull’Elvo. Da un documento datato 1836, ” … in virtù della quale la Comunità predetta cedette alla provincia di Biella ogni sua ragione di percevere il dritto di pedaggio sul porto esistente sul torrente Elvo, avendo la Provincia di Biella dato opera a che fosse condotta a termine la costruzione del nuovo ponte da sostituirsi al detto porto … ” Prima che fosse costruito il ponte stradale tra il 1832 e il 1833, per congiungere le sponde del torrente Elvo, la Comunità di Salussola aveva in dotazione una chiatta a modo di traghetto, che affittava ogni triennio e talvota anche di più, con un’asta pubblica. L’affittuario della chiatta aveva l’onere, oltre che di non far pagare il pedaggio agli abitanti di Salussola, anche di tenere sempre in ordine le ” pianche ” degli Aunei, e di riattivarle ogni qualvolta la piena dell’Elvo le avesse divelte, tanto da rendere “ più agevole e comodo il passaggio su detto torrente delle regie truppe “. La zona di traghettamento non era molto distante dalla regione Aunei, dove durante i periodi di secca l’attraversamento era garantito da tre ponti costruiti con assi, chiamato ponte degli Aunei. La zona di attracco della barca era formato da un grosso bacino d’acqua, chiamato porto nei documenti che regolavano il traghettamento delle cose e degli uomini, e che oggi possiamo individuare nella zona dell’ex Consorzio Agrario da un lato, e tra il vecchio e il nuovo ponte stradale dall’altro. Non sappiamo fino a quando il traghetto rimase funzionante, probabilmente fino alla costruzione del ponte, considerando che da quegli anni non sono più reperibili atti di morte avvenute per annegamento, a causa dei naufragi in cui incorreva spesso il traghetto nei periodi di piena primaverile ed autunnale.  Durante i periodi di pioggia, con l’ingrossamento del torrente, il suo attraversamento doveva rivelarsi pericoloso e difficoltoso e numerosi furono i morti per annegamento dovuti al suo naufragio. Talune volte, le piene dell’Elvo erano così impetuose che impedivano persino il trasporto dei cadaveri dalle cascine al cimitero.  Il primo annegato di cui si conosce la registrazione è dell’agosto del 1676 ed è tale Bernardo Verdoia di anni 15, di Zubiena.  Di seguito Pietro Peveraro di anni 12, muto e naufragato il 5 agosto 1693, Giovanni Francesco Gattinara di Biella, il 14 maggio 1697; Giovanni Pietro Falletti di Camandona il 6 febbraio 1706, Carlo Zanotto di anni 23, morto nel naufragio del 21 febbraio 1719; Giovanni Garrone annegato il 13 luglio 1720; Bartolomeo Maffei di Graglia di anni 45, il 18 settembre 1726; Pietro Salza di Occhieppo di anni 25, il 31 ottobre 1728; Giovanni Battista Fontana di Trivero di anni 55, il 31 ottobre 1732; Lorenzo Oliaro di Piverone, sommerso dalle acque nuotando l’8 luglio 1759; Francesco Chiappara di anni 9, il 2 giugno 1772; Giovanni Pivano di Sordevolo il 10 aprile 1782; Fantone Teresa di Biella di anni 50, diretta a Santhià il 6 marzo 1802; Giovanni Battista Godone di Piverone ma abitante a Dorzano, di anni 28, annegato il 22 novembre 1802; lo stesso capitò a Pietro Antonio Quaglino di Zubiena ma residente ad Arro, annegato il 30 maggio 1804.

claudio.circolari@salussola.net

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