Sapete perché si chiama Via Mulino dei Banditi?

strada mulino dei banditiSapete perché si chiama Via Mulino dei Banditi?. La Via Mulino dei Banditi, per la maggiore parte della sua estensione è già appellata strada Mulino dei Banditi. La strada si estende sinuosa, su un pianoro sassoso, tra la sponda orografica destra del torrente Elvo, la roggia Molinaria, il Navilotto di San Damiano, la ferrovia Biella-Santhià e le prime propaggini collinari; la regione anticamente era l’alveo di un ramo dello stesso torrente. E’ una zona avida per l’agricoltura, che solo da pochi anni è stata resa più fertile dagli impianti di irrigazione a pioggia del Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese. La roggia Molinaria era alimentata dalle sorgive di regione Rifreddo e dalle acque del torrente Elvo fino ai movimenti alluvionali del 1968, e per quanto documentato, lungo il corso della roggia che ne prese l’appellativo, sorsero fino a quattro mulini, l’ultimo dei quali detto Mulino Nuovo. L’altro, il canale irriguo Navilotto di San Damiano, scaricatore del canale della Mandria, alimentato dalle acque della Dora d’Ivrea, dove l’acqua è abbondante, forma una cascata tra il corso superiore e quello inferiore causato dall’orografia del terreno. Qui, agli inizi del 1920 sorse un edificio detto ” Mulino dei Banditi “, il toponimo ” mulino ” era derivato dall’attività che vi svolgeva al suo interno, cioè l’uso della forza idraulica. L’altro toponimo ” banditi “, forse era derivato dalla sua ubicazione, la regione Brianco, da sempre covo di banditi. Il Brianco, per la sua boscosità, fu sempre luogo di scorrerie di briganti, e tanto per citarne qualcuno, qui vicino operò il ” Biundin “, un bandito che rubava ed aggrediva tra il Vercellese e il Biellese. Può essere veritiero che all’interno dell’edificio si asserragliassero o che venissero catturati e o uccisi dei banditi, ma la cosa non trova riscontri orali e documentali. Fin dal 1924, fu una stazione di pompaggio, che innalzava l’acqua per irrigare il tavoliere soprastante coltivato a riso, ed una stazione generatrice di energia elettrica per la fabbrica della famiglia Rubin Pedrazzo, che si trova ancora all’inizio della strada. Anni or sono era ancora possibile osservare, oltre all’enorme ruota, anche gli ambienti, parti di canalizzazioni e la struttura di un edificio un po’ pericolante. Attualmente l’edificio è stato abbattuto.

claudio.circolari@salussola.net

redazionale

SalussolaNews informa i Salussolesi dall'anno 2000

SOSTIENI SalussolaNews anche nel 2024