La Porta Urbica Inferiore di Salussola ed i ruderi di quella Superiore

1aprile2007 050La Porta Urbica Inferiore di Salussola ed i ruderi di quella Superiore. Poiché la posizione su cui sorgeva l’agglomerato di Salussola era ritenuta, all’epoca, di rilevanza strategica in particolare delle fortificazioni di cui disponeva il castello, nel 1375 il vescovo di Vercelli, che si era rifugiato nel suo palazzo al Piazzo di Biella per sfuggire alle trame ghibelline, ordinò al tesoriere del Comune di Biella, certo Bartolomeo Scaglia, di elargire 540 fiorini d’oro, per l’impegno del Comune di Salussola nel fortificare le bastìe del castello, per aver ricostruito le mura cadute in rovina, nonché per la costruzione di due porte, una verso nord est e la seconda verso sud est. Il borgo fu munito, dal vescovo Giovanni Fieschi, di un castello con tre torri, ora semidistrutto, e di una cinta muraria che circondava l’attuale Salussola Monte. Essa aveva due porte, ma è rimasta in piedi solo quella di sud. La porta rimasta sorge sulla salita anticamente detta ” Crosa “; è stata restaurata negli anni del 1970, in conseguenza del crollo subìto dal lato verso l’interno del borgo. L’esterno, verso la pianura, ha una zona inferiore di pietre squadrate e, più in su, di ciottoli a spina di pesce con due corsi orizzontali di mattoni; l’apertura principale, a sesto acuto, è sormontata da un’altra apertura quadrata. La zona superiore, di mattoni, ha una finestra a tutto sesto e sei beccattelli triplici in pietra sostenenti cinque caditoie. Come nota il Conti, queste caditoie hanno una caratteristica insolita: a partire da quella centrale, più larga, diventano più strette verso i lati. Secondo l’autore – da cui abbiamo attinto gran parte delle notizie – i tre tipi di muratura che si vedono in questa porta segnano tre distinte fasi costruttive. Ancora più in su, una decorazione in mattoni (dentelli su mensole e dente di sega) è sormontata da tre merli guelfi. Nel Biellese la merlatura è quasi sempre ghibellina; questa è un’eccezione. La spiegazione va ricercata nell’elargizione in denaro che il vescovo ” Guelfo ” di Vercelli Giovanni Fieschi fece al Comune di Salussola nel 1375 per la riedificazione delle fortificazioni. L’esterno verso monte, presenta nella zona inferiore, in mattoni, l’arco leggermente acuto dell’apertura principale, e nella zona superiore un’ampia apertura. Una decorazione in mattoni simile a quella del lato verso valle orna il breve tratto di muro ai lati dell’apertura stessa. L’insieme non ha un aspetto molto solido, nonostante la trave orizzontale di rinforzo: non stupisce se da questa parte si sia verificato il crollo. Anche il vano interno è aperto verso l’alto. Per il Conti questa tipologia ” a vela ” non è primitiva, ma frutto di interventi posteriori. L’arco verso valle è sormontato da un altro arco, di rinforzo, poggiante su mensole di pietra; ha un profilo a tutto sesto alquanto irregolare. Le pareti laterali del vano interno hanno ognuna una finestra a pieno centro, molto in alto; quella verso valle è a doppia ghiera. Qui la muratura è di ciottoli a spina di pesce. La parete verso monte presenta, al di sopra dell’apertura principale, tre corsi orizzontali di mattoni. La porta del borgo murato, è stata edificata con due prerogative principali, al piano strada con un portone, e in alto con un ballatoio merlato dal alto della pianura, e libero dal lato del borgo; l’uno serviva a chiudere il borgo in difesa dei suoi abitanti, e l’altro come posto di presidio militare di controllo. I Visconti, dopo qualche anno che divennero i padroni di Salussola, imposero a tutti gli abitanti, senza distinzione di ordine e grado, l’obbligo della custodia notturna e diurna delle porte e delle mura. Non abbiamo notizie se le porte venissero custodite, dagli abitanti, anche prima del loro arrivo, ma sappiamo con certezza che lo furono fino a metà del 1800. Nel vano interno della Porta Inferiore, che in loco viene anche chiamata ” portona “, dal lato che guarda la pianura sono ancora visibili gli alloggiamenti di un portone con il battente e i suoi cardini. L’orario di chiusura delle porte, era scandito dal suono serale della campana del borgo, che serviva di avviso per chi si trovava fuori le mura, nei campi o lungo la strada. Alle porte confluivano due gallerie provenienti dal mastio del castello, ed è facile comprendere che erano utilizzate a scopi di difesa militare dalla guarnigione. L’entrata della galleria, dal lato della Porta Inferiore, è tuttora esistente all’interno di una cantina di un’abitazione privata, anche se chiusa con un muro di mattoni, mentre l’altra, si può identificare in un’apertura sul muro opposto al contrafforte rimasto della Porta Urbica Superiore. Da questo lato, l’apertura è chiusa con materiali laterizi e ciottoli racchiusi da un architrave e stipiti di granito. A quanto riferitomi, l’apertura ancora in vista a metà del 1930, conduceva in una camera dalla volta a vela quasi totalmente ostruita da terra e detriti. La Porta Urbica Superiore fu distrutta negli anni del 1800, forse da motti insurrezionali risorgimentali: il Gabotto ne vide solo tracce ” lievi ed incerte “. Queste consistono tuttora in un contrafforte di mattoni con tratti di muratura in ciottoli ad opus spicatum, al termine del paese verso il bivio di Cerrione – Zimone, sulla destra per chi esce dal borgo. Dai resti si desume che lo stile architettonico non sia stato uguale alla Porta Inferiore, ma è probabile sia stato il frutto di un rifacimento cinque-seicentesco, in quanto Salussola fu più volte assediata.
claudio.circolari@salussola.net – bibliografia

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