Carta del docente ai precari: diritto riconosciuto anche ai supplenti, il caso del tribunale di Verona e le implicazioni per l’aggiornamento professionale dei docenti precari
L’accesso alla Carta del docente per gli insegnanti precari è un tema sempre più dibattuto nel panorama scolastico italiano. Negli ultimi anni, diverse sentenze hanno riconosciuto il diritto anche a coloro che hanno lavorato con contratti a tempo determinato, sancendo così un principio di equità tra docenti di ruolo e supplenti.

Nonostante la normativa iniziale escludesse i precari dalla possibilità di usufruire del bonus da 500 euro destinato all’aggiornamento professionale, le pronunce della Corte di Cassazione e della Corte di Giustizia Europea hanno progressivamente ribaltato questa impostazione. Il riconoscimento della Carta del docente ai precari è diventato possibile grazie ai ricorsi presentati presso i tribunali del lavoro, i quali hanno chiarito che l’accesso alla formazione non può essere negato in base alla tipologia di contratto.
Tuttavia, per ottenere il riconoscimento economico, è fondamentale rispettare alcuni vincoli temporali, tra cui la prescrizione quinquennale. Questa limitazione impone ai supplenti interessati di presentare il ricorso entro cinque anni dalla stipula del primo contratto a tempo determinato, pena la decadenza del diritto al rimborso delle somme spettanti.
Carta del docente ai precari: il caso del tribunale di Verona
Un’ulteriore conferma arriva dal tribunale del lavoro di Verona, che ha riconosciuto il diritto alla Carta del docente a un insegnante precario, assegnandogli una somma di 2.500 euro per cinque supplenze annuali svolte tra il 2017 e il 2022. La sentenza ha stabilito che il ricorrente, avendo presentato una diffida entro i termini di prescrizione, ha interrotto il decorso del tempo, rendendo legittima la sua richiesta.

Un punto particolarmente rilevante della decisione riguarda gli insegnanti di sostegno privi di specializzazione. Il giudice ha ribadito che il titolo di specializzazione non è un requisito obbligatorio per l’insegnamento, ma solo un elemento di precedenza nell’assegnazione delle cattedre. Di conseguenza, anche i docenti che hanno prestato servizio senza questa qualifica hanno diritto alla Carta del docente. La pronuncia si inserisce in un quadro giuridico ormai consolidato, che vede i tribunali italiani allinearsi alle decisioni della Cassazione e della Corte di Giustizia Europea.
Il principio chiave è che tutti gli insegnanti, indipendentemente dalla stabilità del loro contratto, devono poter accedere agli strumenti necessari per la formazione continua. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha sottolineato l’importanza di presentare i ricorsi il prima possibile per evitare problemi legati alla prescrizione.
Ha inoltre evidenziato che ottenere il bonus della Carta del docente per i precari non è solo un diritto individuale, ma un vantaggio per l’intero sistema scolastico, poiché garantisce una formazione costante a beneficio degli studenti. Oltre al riconoscimento economico, il tribunale di Verona ha condannato il Ministero dell’Istruzione al rimborso delle spese legali sostenute dal ricorrente, confermando ancora una volta la legittimità delle richieste avanzate dai supplenti. Questa decisione rappresenta un ulteriore passo avanti per la tutela dei diritti dei precari della scuola.