Il Piemonte assume e investe, ma incontra nuove criticità. Intanto, altrove, i giovani continuano a partire: i numeri raccontano due Italie che si allontanano.
In Italia si lavora, sì. Ma non ovunque allo stesso modo, e non per tutti allo stesso ritmo. Il quadro generale, aggiornato ai primi mesi del 2025, racconta di un paese che nel complesso migliora, almeno a livello statistico: il tasso di disoccupazione è sceso al 5,9%, contro il 6,8% rilevato meno di un anno fa. Gli occupati sono in aumento, la percentuale tocca il 63%. Tutto bene, verrebbe da dire.
E invece no, non basta. Perché sotto la superficie dei numeri ci sono fratture che continuano ad allargarsi. A partire da quella generazionale: i giovani faticano ancora ad accedere al mercato del lavoro, e il tasso di disoccupazione tra gli under 25 resta alto – sopra il 16%.
Poi c’è il nodo geografico: alcune regioni, come il Piemonte, crescono, si muovono, creano occupazione reale. Altre, invece, si svuotano. Perché tanti, tantissimi ragazzi, non trovando occasioni, fanno la valigia e se ne vanno. Ma c’è un dettaglio – emerso solo di recente – che potrebbe cambiare la lettura di questi dati. Un colpo di scena, diciamo così, che arriva da un’altra fonte locale e che merita attenzione.
La Regione Piemonte ha annunciato un piano occupazionale ambizioso: oltre 600 assunzioni entro i prossimi cinque anni, distribuite tra amministrazione, sanità, infrastrutture e servizi. Un segnale concreto, che conferma la volontà di investire sul lavoro pubblico e sul rafforzamento della macchina regionale. E fin qui, nulla da dire.
Ma basta allargare lo sguardo di qualche mese per rendersi conto che la situazione è più sfumata. Secondo un’analisi pubblicata da RadioGold nel marzo 2025, il mercato del lavoro piemontese ha sì registrato buoni numeri in termini di contratti attivati, ma ha visto anche un calo delle assunzioni complessive rispetto all’anno precedente.
Nello specifico, la provincia di Alessandria ha mostrato un rallentamento preoccupante nei nuovi rapporti di lavoro, con una flessione che tocca soprattutto i giovani e i settori più fragili.
Quindi sì, il Piemonte crea lavoro – e su questo non ci piove – ma il ritmo non è uniforme e le criticità non mancano. Resta da vedere se con il tanto atteso bonus giovani la statistica muterà ulteriormente. A quel punto si potrebbe pensare che il problema, alla fine, è sempre ricondotto alle criticità di aziende in difficoltà o poco inclini all’investimento – almeno per il privato.
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