In Piemonte ci sono alcune criticità che non permetterebbero agli anziani di ottenere cure adeguate: cosa sta succedendo e quale sarà il futuro della sanita ‘over’.
Mesi e mesi a parlare di ricoveri, assistenza domiciliare e strutture residenziali. Tanti annunci, tavoli tecnici, piani sulla carta. Ma alla prova dei fatti, la sanità potenziata per gli anziani in Piemonte resta poco più di un’intenzione. Questo, almeno, è ciò che mostrano i numeri – perché le statistiche piemontesi, come spesso accade, raccontano una realtà molto diversa da quella restituita dai comunicati stampa.
Che poi si sa, invecchiare non è mai una passeggiata, soprattutto dal lato della salute. Ma in Piemonte, dove l’età media continua a salire e i servizi faticano a stare al passo, la vecchiaia rischia di trasformarsi in un percorso a ostacoli. Ostacoli che hanno nomi precisi: liste d’attesa, posti letto introvabili, cure domiciliari affidate alla disponibilità dei familiari – se ci sono.
La Regione, nel frattempo, annuncia. Dice che si lavora. Che si sta potenziando. Ma la realtà è che centinaia di persone restano bloccate in ospedale per mancanza di strutture, o vengono dimesse senza una rete adeguata a sostenerle a casa. Si parla di invecchiamento attivo, di diritto alla cura, di sostegno alla non autosufficienza. E il Piemonte, su carta, sembra crederci davvero. Ma tra il dire e il fare, resta un vuoto che oggi nessuno riesce a colmare. I motivi? Più d’uno.
Il paradosso è che i soldi, almeno in parte, ci sarebbero. Ma manca una regia. Oggi non esiste un piano operativo chiaro, capace di far funzionare davvero i servizi annunciati. L’assistenza domiciliare è frammentata, i posti nelle RSA sono pochi e spesso inaccessibili economicamente, e la rete dei servizi è discontinua, spezzettata.
Chi non ha un familiare che si sobbarca tutto – visite, farmaci, burocrazia – si ritrova solo. E a pagare il prezzo più alto sono proprio gli anziani fragili, senza una rete attorno e senza alternative praticabili. Secondo i dati più recenti, in Piemonte ci sono quasi 24.000 anziani in attesa di assistenza: 16.000 aspettano un posto in RSA, mentre altri 8.000 attendono l’attivazione o il rafforzamento dell’assistenza domiciliare.
Tra i vari limiti, pare che il sistema faccia fatica a tenere il passo con l’invecchiamento della popolazione: oltre il 26% dei piemontesi ha più di 65 anni, ma i servizi crescono troppo lentamente. Le RSA, quando disponibili, hanno rette che superano facilmente i 2.000€, e le ore di assistenza domiciliare offerte sono tra le più basse d’Italia: spesso 4 o 5 ore a settimana, insufficienti a coprire i bisogni essenziali.
A complicare tutto, c’è la carenza di personale: medici, infermieri, OSS. La Regione ha promesso un potenziamento della rete territoriale, ma i tempi si allungano. E intanto, le famiglie restano da sole, a gestire ciò che dovrebbe essere garantito da un servizio pubblico.
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