Non si risolve sé stessi con le parole, ma riconoscendo che un comportamento “comune” corrisponde a un trauma psicologico: da qui la psicoterapia è un buon inizio.
Chi è che può definirsi sano psicologicamente? Anche perché una volta scoperto che questi comportamenti in apparenza banali sono in realtà la manifestazione di un trauma psicologico, chiunque inizierebbe a farsi due domande.

L’atteggiamento di ognuno è frutto di quanto vissuto, insieme a inclinazioni personalissime. Il carattere è in parte innato, per altro si forma nel corso delle esperienze vissute. Molti comportamenti sono la manifestazione di quel che è stato e che ha fatto del male emotivamente e psicologicamente parlando, al singolo in questione.
Non si tratta di comportamenti da manuale, ma anche di quelle che possono ritenersi delle convinzioni “giuste” per partito preso, ma che in realtà, celano tutt’altro. Dire “me la cavo sempre da solo”, non è un vanto, ma la risposta ad uno dei traumi maggiormente irrisolti. E non è il solo.
Ad ogni comportamento il suo trauma psicologico, scopri il tuo
Scoprire di avere traumi potrebbe essere sconvolgente, ma non è così. È bene dire che non è questa la sede per fare diagnosi ufficiali, ma informarsi potrebbe portare a voler indagare qualcosa di più su sé stessi. Il primo passo è sempre farsi le giuste domande: ti comporti come se volessi fare tutto da solo? Poi arrivano le risposte che servono.

Tornando al primo esempio, sono tantissimi quelli che affermano “ce la faccio da solo”, pensando che l’eccessiva indipendenza sia un tesoro dal valore inestimabile. Ma il non chiedere mai aiuto e stare da soli, è un trauma.
È tipico di chi ha smesso di sperare che “qualcuno resti”, poiché nella maggior parte dei casi in cui ha richiesto l’attenzione, ne è stato deluso. Magari una promessa di troppo, non soddisfatta, può portare una grossa sfiducia nei rapporti umani.
Segue l’atteggiamento di chi “aiuta sempre tutti”, non è solo generosità, ma paura che al mancato aiuto, possa subentrarvi una mancata accettazione o peggio, l’isolamento. In poche parole, non si può aiutare tutti, ma si cerca di farlo per ricevere del bene, magari quello che è mancato durante l’infanzia.
Da non dimenticare chi dice di “amare la solitudine”, è qualcuno che magari in realtà… vuole essere trovato, perché di norma, non si è mai sentito cercato.
E chi fa sempre “battute?” Semplice, ha un forte dolore dentro che protegge con un’apparente superficialità. Anche chi si “arrabbia sempre” non è cattivo a prescindere. Probabilmente nel suo passato, non è mai stato ascoltato o tenuto in considerazione in maniera rispettosa nei suoi sentimenti.
Infine, il più triste. Chi cerca sempre “l’approvazione altrui”, è probabilmente quel qualcuno che erroneamente pensa che meriti dell’amore, solo se lo guadagna.
Chi si riconosce in questi schemi mentali, non può nascondere le proprie fragilità. Parlarne con amici e familiari è utile, ma se diventa “invalidante”, chiedere ad un professionista è la mossa giusta.