Decathlon chiude le serrande con breve preavviso, mentre i dipendenti rimangono senza alcuna certezza: “Serve una strategia vera, non solo comunicati”.
Il Piemonte non sembra più essere un territorio appetibile per le grandi aziende che, mese dopo mese, spariscono lasciando dietro di sé solo vuoti. Questo, in teoria, potrebbe giovare alle piccole realtà. Ma il punto è un altro: molti territori in cui Decathlon era presente si ritrovano sempre più spogli di servizi, e chi cerca punti di riferimento specifici – come quello legato allo sport – rischia di dover ricorrere obbligatoriamente ai servizi online.
E adesso, i cittadini non ci stanno. I sindacati chiedono chiarezza e anche la politica ha iniziato a farsi sentire. Perché se Decathlon ha scelto di “ridurre le unità produttive”, lasciando moltissimi dipendenti nell’incertezza, il nodo non è tanto la crisi aziendale, quanto una questione territoriale che andrebbe affrontata sul serio.
Dopo una lunga serie di chiusure in diverse località piemontesi, arriva l’ennesima, che per 15 dipendenti suona come una doccia fredda: da ottobre si ritroveranno senza lavoro. E con loro anche i clienti, che perdono un altro punto di riferimento.
Non è solo una serranda che si abbassa, è un altro pezzo di Venaria che se ne va come è stato poco tempo fa per Bricocenter. Il punto vendita Decathlon di corso Garibaldi chiuderà entro ottobre 2025. Nessun preavviso reale, solo una comunicazione secca, arrivata a freddo. I quindici dipendenti, ora, restano appesi a una promessa di ricollocamento. Ma non è la prima volta che sentiamo questa storia, e sappiamo tutti come spesso va a finire.
“È un colpo durissimo per il territorio”, ha dichiarato Luca Sanna della UILTuCS. “Ci hanno assicurato che proveranno a ricollocarli, ma non è mai semplice. Per questo abbiamo chiesto un incontro urgente e ci aspettiamo che le istituzioni locali si facciano sentire”.
Il punto, però, è che questa chiusura non arriva da un’azienda in crisi: Decathlon, nel frattempo, ha aperto nuovi punti vendita a Torino, da corso Unione Sovietica fino a Porta Nuova. E allora perché tagliare proprio qui? Qual è la logica dietro questa ‘razionalizzazione’?
La politica, almeno quella d’opposizione, non resta in silenzio. “Venaria non può continuare a perdere pezzi”, dice Rossana Schillaci del PD. “L’apertura di Decathlon era stata venduta come un grande traguardo. Ora il sindaco deve difendere quei lavoratori”. A fargli eco, Davide De Santis del M5S: “Ogni chiusura indebolisce l’intero tessuto economico. Serve una strategia vera, non solo comunicati”.
E intanto torna l’ombra del caso Brandizzo: il polo logistico Decathlon chiuso a marzo, 125 lavoratori rimasti senza tutele, capannone ancora vuoto. Anche lì si parlava di ‘razionalizzazione’. Anche lì si sperava in un futuro che, ad oggi, non si è ancora visto.
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