C’è chi dice che la loro cortesia è solo una facciata e chi, i piemontesi, non solo li stima, ma li prende come modello. Ecco cosa pensa l’Italia.
Stereotipi da tutti i pori. Di questo si nutre, in fondo, l’Italia. O meglio, chi la osserva con un occhio un po’ sarcastico. Che poi, c’è differenza tra Nord e Sud: ogni regione pare averne uno, come un’etichetta indelebile che, a volte, finisce per diventare propria. Basti pensare ai genovesi, i mugugnoni per eccellenza, taccagni e noti per la tipica accoglienza ligure. Ma lì si prende sul ridere, perché uno stereotipo non è sempre qualcosa di negativo; talvolta attribuisce pregi di massa. E in Piemonte, questi pregi non mancano.
E dunque, quel ‘torinese finto cortese’ non pesa poi così tanto. Che poi, si dice a Torino, ma con il tempo si è esteso a tutto il territorio piemontese. Ma cosa c’è di vero in tutto ciò? O meglio, come ci vede realmente il resto d’Italia?
Le interpretazioni sono molte: si passa da aspetti negativi fino a tanti pregi che, noi piemontesi, custodiamo con orgoglio ma non sappiamo nemmeno ammettere a noi stessi. E quindi sì, facciamo un viaggio nel pensiero comune. Non perché sia la verità assoluta, ma perché, ogni tanto, è bello guardarsi da un’altra prospettiva.
Ecco, a sentire il resto d’Italia, il piemontese ha sempre avuto un’aura un po’ particolare. Da una parte affascina, dall’altra spiazza. Si dice che sia pratico, riservato, laborioso. Ma anche che sia difficile da leggere. E se da certe regioni ci arrivano stereotipi triti, da altre arriva pure una punta di ammirazione (pure se non lo dicono troppo forte).
Cominciamo da quello che si sente dire in giro. Il piemontese? Orgoglioso, pragmatico, amante del lavoro ben fatto. E questo, va detto, ci è riconosciuto un po’ ovunque. Non è gente da grandi proclami, né da gesti teatrali. È gente concreta. Che prima fa, poi parla. E se non parla nemmeno dopo, è perché nel frattempo sta già facendo altro.
Poi certo, c’è quella famosa riservatezza che a molti sembra freddezza. Ma chi conosce un po’ i piemontesi sa che non è così. È dignità, è un certo pudore nell’esprimere tutto e subito. Ed è pure una forma di rispetto. Non ci si infila nella vita degli altri con leggerezza.
E attenzione, perché in tanti ci invidiano la qualità della vita. Il patrimonio paesaggistico, le montagne, i laghi, le colline del vino. E non solo. Anche il tasso di occupazione, che negli anni è stato tra i migliori in Italia. Certo, il momento attuale non è dei più rosei – il tessuto imprenditoriale e il mercato del lavoro sono sotto pressione – ma la reputazione resta. E pesa.
Alla fine, tra stereotipi e ammirazione, il piemontese rimane fedele a sé stesso: radicato nelle tradizioni, attento alla qualità, e con quel mix unico di concretezza e riserbo che – volenti o nolenti – continua a far parlare di sé.
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