Il marchesato di Salussola

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Qui di seguito una lettera che il Principe Emanuele Filiberto Amedeo di Savoia scrisse al sindaco di Salussola per comunicargli la sua decisione di infeudare il Comune a un nuovo vassallo, in questo caso Giuseppe Giovanni di Valperga, conte di Masino. ” Molti diletti fedeli nostri carissimi, havendo noi per giusti mottivi risoluto di subinfeudare cotesto nostro luogo a Marchesato di Saluzzola, mediante il beneplacito ottenuto da S.A.R. in dipendenza della facoltà che ne compete in vigor del nostro appannaggio, doppo li convenienti riflessi fatti alle qualità dei soggetti che concorrevano a far questo acquisto, ci siamo ben volentieri disposti ad anteporre ad ogni altro il Conte di Masino, in cui e per nascita e per merito habbiamo trovato prerogativa ben degne di questa prefernza, e tali agiunti che possono molto umilmente concorrere a moltiplicare gli effetti di quella protetione che intendiamo continuare a cotesta Comunità e huomini come conservati nonostante d.a subinfeudazione sotto nostro diretto dominio subalterno. Che però desiderando che questa risolutione n.ra riesca altrettanto grata quanto utile a cotesto Pubblico, habbiamo voluto darvene particolar avviso con questa, che dall’ill. c c… n.ro Annibale Listinini vi sarà consignata, inviato costì per molti altri affari di servizio Pubblico, acciò ad ogni buon fine doppo che sarà letta nell’ord.to Consiglio, posiate anco informarne il quale per capi di Casa, affinché si trovi in ogni occorrenza pronto a dar la debita esecutione al sud.to contratto di subinfeudazione e ricevere d.o Conte di Masino futuro vassallo n.ro per suo Sig.e e Marchese. Tanto qunque vi promettiamo dal n.ro solito zelo ed affetto e nel di più rimettendoci alla viva voce del sud.o n.ro … al quale presterete intiera fede, preghiamo il Signore che vi conservi “. Racconigi, li 27 s.bre 1682

Il conte Lodovico di Cavoretto, durante il governo del marchesato fece erigere un palazzo, o ristrutturare un qualche edificio già esistente ai piedi del poggio, nell’area oggi detta del castello. La sola immagine del palazzo che ci è tramandata è una riproduzione litografica datata 1686 della A. Kettlitz di Milano, databile alla seconda metà del XX secolo.  L’immagine raffigura una veduta idealizzata del “castello” ambientata nel 1686. Stranamente sulla lunetta della cantina compare lo stemma del conte di Cavoretto, mentre il nobile in quell’anno era il conte di Masino. L’immagine è stata rinvenuta riprodotta su un’etichetta vinicola. Alla data del 1686, chi realizzò la sinopia della litografia, impresse la sagoma del palazzo come lo trovò allora, con lo stemma del conte di Cavoretto dipinto sull’architrave della cantina, mentre il conte di Masino era quello che governava in quel momento. Al conte Lodovico di Cavoretto seccessero due principi di Carignano, prima Tomaso Francesco e poi il figlio Emanuele Filiberto Amedeo, ma non abitarono mai in quel palazzo. I principi di Carignano si fecero erigere un palazzo in proprio, che usavano solo d’estate, ora ubicato tra l’odierna Via Duca d’Aosta e l’ex Via Principe di Carignano, questo palazzo è oggi meglio conosciuto con il nome di Palazzo Donati dall’ultimo proprietario, ma fu abitato anche dalla famiglia Bersano. Dal 1661 o anche prima, e fino al 1673, in questo palazzo il Comune di Salussola tenne le proprie adunanze.  I conti di Masino subentrati nel marchesato di Salussola nel 1683, con molta probabilità trovarono un palazzo malridotto, tanto da doverlo ristrutturare, e la litografia datata 1686 celebra la fine degli lavori. Il palazzo raffigurato è simile all’edificio attuale, però sappiamo che gli Scaravelli, i Deleuse, i Moretti, i Bocca Gualino e i Migliardi, alcuni dei proprietari che si sono susseguiti, hanno apportato numerose modifiche e ristrutturazioni. La torre adiacente al palazzo, nella riproduzione litografica ha la merlatura ” guelfa “, mentre oggi è di fattura ” ghibellina ” e le pendici della collina, alle spalle del palazzo, dove in cima c’è la rocca, sono coltivate a vigna.  Nella litografia sono ritratte alcune persone dedite ai lavori della vigna, e sono ben visibili i tini riposti nella cantina, mentre sull’architrave della porta della cantina c’è lo stemma riconducibile al casato di Lodovico di Cavoretto.

claudio.circolari@salussola – bibliografia

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