Andare a fare un colloquio di lavoro dovrebbe essere un punto di inizio, ma sta diventando un forte stress per metà dei candidati.
Quando si è in cerca di lavoro, magari per il primo impiego, l’attesa di una possibilità è sempre un’agonia. Si prepara con cura il curriculum, lo si manda alle aziende di interesse e ci si ritrova ad aspettare per giorni. Così se si riceve una telefonata o una mail che invita a un colloquio sembra di aver finalmente ottenuto qualcosa e di essere a due passi da un contratto.

Purtroppo non sempre lo step del colloquio porta a ottenere una posizione. A volte ci si rende conto durante l’intervista di non essere adatti alla posizione, altre tutto sembra filare liscio ma poi non si viene ricontattati. Spesso si fanno anche decine di colloqui prima di trovare un posto accettabile, il che porta a chiedersi cosa si stia sbagliando nel modo di porsi.
Bisogna però precisare che non si può dare tutta la colpa al candidato per un colloquio non ottimale. Non è raro infatti che chi si occupa della selezione segua una linea dettata dalla politica aziendale che porta a scartare anche figure molto valide. Non a caso da uno studio della rivista People risulta che un colloquio su due finisca in una nube di fumo, rivelandosi inutile.
Cosa ti penalizza quando cerchi lavoro
La ragione principale per cui molte selezioni vanno in fumo purtroppo non si deve a un curriculum inadatto o alla scarsa esperienza. La verità è che non è raro che durante il colloquio ci si ritrovi a rispondere a un esaminatore che ha un atteggiamento discriminatorio. La cosa peggiore è che oltre a perdere la posizione ci si sente a disagio a rispondere a domande quasi provocatorie.

La forma di discriminazione più diffusa sembra essere legata all’età dei candidati, perché le aziende tendono a preferire i profili più giovani. Ma anche essere il caregiver di qualcuno sembra rivelarsi un ostacolo, in particolare se si hanno figli piccoli o genitori anziani da assistere. Tra chi si prende questo carico il 30% si è sentito discriminato durante la selezione lavorativa.
Sempre stando ai dati dell’indagine condotta dalla rivista People inoltre c’è ancora una grossa penalizzazione di candidati in base al sesso. Le donne infatti osservano un atteggiamento discriminatorio in un numero di casi doppio rispetto agli uomini. Si tratta di un dato che allarma considerando che da tempo si denuncia la presenza di questo squilibrio.