Molte persone, anche in età adulta, hanno paura di rimanere a casa da sole: è una fobia riconosciuta dagli psicologi.
Non si tratta di una paura infantile, moltissimi soggetti ne sono affetti anche in età adulta. Ci pervade un senso di smarrimento, ci sentiamo indifesi e succubi di ciò che potrebbe accadere potenzialmente. Il momento peggiore è durante la notte.

“Ti sei visto troppi film” – è una frase che viene ripetuta spesso a coloro che vengono definiti “overthinker”. Il tentativo è quello di aiutare la persona a ridimensionare la sua fobia, con il risultato però che quest’ultima finisce per non sentirsi compresa. La paura di rimanere a casa da soli, di fatto, ha un nome specifico e può essere curata.
Paura di restare a casa da soli, gli psicologi la chiamano ecofobia
L’ecofobia si traduce in uno stato d’ansia e alterazione umorale ogniqualvolta si rimane nelle quattro mura domestiche in solitudine. In genere i sintomi si amplificano durante la notte, quando il buio e il silenzio assordante producono un forte senso di inquietudine e allerta. Sostanzialmente la radice di questa paura irrazionale nasce dal timore che, in caso di necessità, nessuno possa intervenire direttamente e repentinamente.

Ecco che lo stato di allerta porta il soggetto che ne è affetto a prestare la massima attenzione a qualsiasi rumore prodotto dall’ambiente. Ogni scricchiolio causa tachicardia e ansia, motivo per cui la prima reazione è quella di chiedere a qualcuno di dormire insieme. Lo stato di alterazione può degenerare fino a diventare invalidante.
Esempio spicciolo: rifiuto categoricamente trasferte oppure rimango a vivere con i miei genitori nonostante abbia le possibilità di diventare autonomo. In tal caso è consigliato rivolgersi a uno psicologo. Gli esseri umani sono soggetti, come qualsiasi altra specie animale, all’istinto di sopravvivenza.
Quando però il tentativo di prevenire il peggio si trasforma in un blocco emotivo, è importante ridimensionare quel sentimento di paura che ci affligge. Come curarla? Generalmente il terapeuta cerca di ricavarne la radice. Le cause possono essere:
- abbandono infantile;
- abbandono in età matura;
- famiglia iper-protettiva;
- esperienze traumatiche all’interno delle mura domestiche (per esempio, irruzione dei ladri in casa);
- malessere fisico e impossibilità di contattare qualcuno (sono svenuto in casa mentre ero da solo);
- incidente domestico passato.
Una volta individuata la causa scatenante, lo psicologo procede con delle tecniche che potremmo definire “dissociative”. L’obiettivo è far comprendere al soggetto che ciò che l’ha traumatizzato appartiene al passato e non è detto che si ripeta.