Forza Italia si è battuta dal primo giorno per salvaguardare il territorio, ma sono stati dei gamberi di 12 centimetri a mettere d’accordo tutti.
Siamo in un periodo storico fatto di pressioni. L’inquinamento è una realtà concreta, e a spingere verso le energie rinnovabili è anche l’Unione Europea, ben consapevole del fatto che l’Italia è tra i Paesi più inquinati. Per questo motivo si insiste sulle fonti alternative, quelle che permetterebbero di ottenere energia riciclata e a basso costo.

Ma è possibile che, per produrre energia pulita, si debba sporcare ulteriormente l’ambiente e chi ci vive? Forza Italia ha detto no, ma nonostante il sostegno di moltissimi cittadini, non è stata ascoltata. Almeno, fino a quando gli Austropotamobius pallipes italicus, piccoli crostacei rari da meno di un etto, hanno fatto capolino. Da lì, la musica è cambiata.
Il problema, infatti, nasce dalla proposta di realizzare un impianto di biometano, pensato per trasformare rifiuti in energia rinnovabile. Il punto? Oltre a sacrificare ettari di una terra splendida e verde, inquina. E non poco.
I gamberi contro il biometano in Piemonte
Non bastavano le proteste dei cittadini, le interrogazioni politiche e le perplessità ambientali: a bloccare definitivamente l’impianto di biometano previsto a Fossano, in via Marene, ci hanno pensato dei gamberi. Piccoli, rarissimi e totalmente ignari della battaglia in corso, ma capaci di fare la differenza.

Parliamo dell’Austropotamobius pallipes italicus, un gambero d’acqua dolce lungo meno di 12 centimetri, la cui presenza è stata accertata grazie a un sopralluogo dell’assessore all’Ambiente, Giacomo Pellegrino, che racconta: “L’ho notato mentre verificavo le caratteristiche dell’area. Sapevamo che lì scorre acqua di risorgiva, ma il gambero ha cambiato tutto”. Da lì è partita una segnalazione immediata agli uffici comunali e, a seguire, l’intervento dell’Ufficio di Vigilanza Faunistica Ambientale della Provincia.
Il risultato? Un vincolo naturalistico a tutela della specie, considerata a rischio e quindi protetta a livello comunitario: vietati commercio, trasporto, cattura e qualsiasi interferenza con l’habitat. La Conferenza dei Servizi ha detto no: il progetto viene archiviato.
“Noi di Forza Italia siamo stati i primi a batterci per il no” sottolinea Pellegrino, rivendicando una vittoria non solo politica ma soprattutto ambientale. “La presenza dei gamberi ha rappresentato un elemento di fragilità territoriale aggiuntivo, che si somma alla qualità delle acque della zona. È un patrimonio che andava tutelato”.
L’impianto avrebbe trasformato rifiuti in energia, ma al prezzo di cementificare una delle aree più verdi della città. Stavolta, a vincere non è stata la transizione energetica a tutti i costi, ma la biodiversità. E anche un po’ di attenzione, quella che spesso manca ma può ribaltare le sorti di un intero progetto.