Posti vacanti e infermieri che scappano: nessun problema, presto negli ospedali e nelle ASL il personale sarà robotico.
Un po’ di ironia non guasta, ma in Piemonte più che scherzare si fa sul serio. E dire che non ci manca nulla: una terra ricca di cultura, paesaggi mozzafiato e un’economia che, nonostante le difficoltà, continua a sostenere il resto d’Italia. Senza contare il turismo, anch’esso in forte aumento. Eppure qualcosa manca – o meglio, qualcuno. In Piemonte non c’è personale sanitario.

Difficile prendersela con medici e infermieri: oggi scegliere questa strada significa essere dei veterani, o quantomeno degli amanti del rischio. L’obiettivo sarebbe solo quello di curare, ma la realtà parla di aggressioni, discriminazioni e stipendi bassi per chi ha studiato una vita per salvare la vita. E proprio nella Giornata Internazionale degli Infermieri, lo scorso 12 maggio, è emerso un dato inquietante: in Piemonte ne mancano seimila. Per non parlare della fuga dei medici, altro campanello d’allarme.
In questo scenario emerge però un altro primato piemontese: la tecnologia. Già, perché mentre la sanità arranca, l’innovazione corre. Che siano robot ad accoglierci nelle ASL? I dati parlano da soli.
In sala operatoria c’è il robot, al pronto soccorso la guardia armata
Il Piemonte, ad oggi, viaggia su due linee distanti: mancano infermieri, ma non mancano i riconoscimenti per l’innovazione. È infatti tra le prime 100 regioni europee nella classifica per lo sviluppo tecnologico. In testa, manco a dirlo, c’è Torino. Non sorprende, considerando che l’IRCCS di Candiolo ha già avviato programmi di chirurgia robotica talmente avanzati che l’intervento si può fare a distanza, magari con il chirurgo comodamente a casa, davanti a un monitor.

Nel frattempo, però, nei pronto soccorso si valuta l’ipotesi di mettere guardie armate. Letteralmente. Perché la realtà è questa: chi lavora in corsia oggi rischia l’incolumità più di chi lavora nei cantieri. Aggressioni, minacce, turni infiniti e stipendi da fame: c’è da stupirsi se nessuno vuole più fare l’infermiere?
E allora la domanda viene da sé: quale sarà il futuro della sanità piemontese? Da un lato si punta su tecnologie di altissimo livello, su robot in sala operatoria e diagnosi supportate dall’intelligenza artificiale. Dall’altro si accettano corsie sguarnite e reparti sotto organico, dove servono bodyguard più che medici.
La direzione? Forse non troppo idilliaca: meno umanità, più automazione. Meno personale formato, più algoritmi performanti. A salvarci non sarà più il camice bianco, ma la connessione Wi-Fi. Sempre che funzioni.